Si fa così – Oltre le regole

  1. Non ti precluderai delle porte a priori.
  2. Non prendere strade alternative.
  3. Ricordati di santificare lo stipendio.
  4. Onora il capo.

Questi sono solo alcuni dei comandamenti indiscutibili che fin da piccoli ci vengono messi in testa. Farai le elementari, poi le medie, poi sceglierai una scuola superiore che ti apra molte “porte”, farai una facoltà universitaria che ti dia molte opportunità e ti permetta di trovare lavoro, per raggiungere la stabilità economica, così potrai sposarti, avere due figli e potrai infine dire di aver raggiunto il successo. La vita, sotto questo punto di vista, appare dunque come una lunga scalinata, ripida e faticosa, fatta di soli sacrifici e decisioni prese per un bene più grande, un fine ultimo, quello di poter dire un giorno: “Ecco, ora sono arrivato”. È la pentola d’oro che ci aspetta in fondo al tunnel, la luce in fondo al buio, il successo contro la mediocrità. Il problema di questa visione del mondo, però, è che implica una certa idea di successo, un’idea nata dalla società dei consumi, in cui anche la vita diventa un bene da consumare, in cui bisogna sopravvivere e risparmiarsi per godere un giorno dell’agognata felicità che ci daranno uno stipendio a molti zeri, i benefit aziendali e una famiglia da Mulino Bianco. La verità, però, è che non è detto che esista la pentola d’oro, che tutti possano arrivarci e che una volta arrivati ci dia la felicità. La verità è che non esiste una soluzione a tutti i problemi, un equilibrio finale a cui puntare, perché tutto cambia e tutto scorre, tutti siamo diversi eppure tutti uguali, tutti abbiamo una maschera dietro cui nascondiamo i nostri sogni, le nostre paure, le nostre debolezze. Continua a leggere “Si fa così – Oltre le regole”

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“Cosmos”, riflessioni sull’Universo da un pallido puntino blu

Nel 1980 l’astronomo Carl Sagan presentava uno stupendo programma televisivo chiamato “Cosmos”, destinato a lasciare un segno nella divulgazione scientifica e dell’astronomia. 34 anni dopo, nel 2014, l’astrofisico Neil DeGrasse Tyson, allievo e amico dello stesso Sagan, ne ha presentato un reboot, “Cosmos: Odissea nello Spazio”, una serie tv in 13 puntate di straordinaria bellezza. Dopo ben 4 anni nuntio vobis gaudium magnum: ho finito di vedere anche l’ultima puntata! A mia parziale discolpa devo confessare che in realtà ho iniziato a guardare questo remake solamente qualche mese fa, ma le colpe restano: ci ho impiegato comunque troppo tempo. Non posso che consigliare a tutti di guardare questo gioiellino divulgativo: la serie è davvero ben fatta, con animazioni, scenografie e argomenti che mirano a colpire al cuore un pubblico il più ampio possibile, non solo i nerd e gli appassionati di astronomia. Ma scrivo queste righe non per recensire tecnicamente la serie TV (oggi si chiamano così…) o spiegare i concetti scientifici trattati, non ce n’è bisogno e non sarebbe davvero il caso, ma perché la visione di “Cosmos” ha suscitato in me moltissime emozioni positive, di meraviglia e grandezza, sulla scienza e sul genere umano, così geniale con la sua mente, eppure spesso così sciocco. Continua a leggere ““Cosmos”, riflessioni sull’Universo da un pallido puntino blu”

Saggi per un mese 2.0!

Aver scelto un sistema di self-publishing per la pubblicazione del mio libro ha portato con sè un problema di non trascurabile entità: per un’anima irrequieta e pignola come la mia, infatti, avere la possibilità di modificare il manoscritto già inviato “come pare e piace” ha comportato la nascita di tante edizioni e versioni differenti quante sono presumibilmente le persone che hanno letto il libro. Se a ciò aggiungiamo il fatto che volente o nolente sono un ingegnere, ecco che si capisce come mai finora non sia esistita dei “Saggi per un mese” una versione definitiva, ma un insieme indefinito di versioni rifinite e corrette nel tentativo di raggiungere una perfezione che ha ancora da venire e che sicuramente è asintotica. Volendo però dedicarmi anche ad altro nella vita oltre a riscrivere e correggere sempre lo stesso testo, e avendo in cantiere un numero indefinito di libri iniziati, ho deciso di porre una fine alle continue modifiche di questo primo libro, decidendo arbitrariamente che quella attuale sia la versione definitiva, per l’occasione ribattezzata 2.0. Se avete letto una qualunque delle versioni intercorse dalla prima data di pubblicazione ad oggi non vale la pena che vi scomodiate a leggere anche questa. Se invece non avete ancora letto i “Saggi per un mese” allora non c’è sicuramente occasione migliore di questa, che aspettate!? Di seguito il link e come al solito…grazie, e a presto.

 

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Ancora un altro giorno

Non mi sono mai soffermato a riflettere compiutamente sulla morte, se non di sfuggita in qualche pensiero fugace. Forse perché non l’ho mai incontrata da molto vicino, forse perché quando si è giovani non si riesce a concepire la fine della vita, ma solo l’inizio e ciò che ne consegue. La prima volta che ho incontrato la morte è stato molto tempo fa, con la perdita della mia bisnonna, avevo 8 anni credo; a quell’età la morte ci appare come qualcosa di molto strano e curioso, qualcosa che accade per sbaglio alle persone anziane distratte e che tuttavia sembra avere un rimedio, un passaggio a un altro stato dell’essere, che ci provoca profondo dolore momentaneo, ma che svanisce velocemente, appena si trova un altro gioco sufficientemente divertente. In seguito, la morte si è ripresentata in altre occasioni, con la scomparsa di un cugino di mio padre e di una zia di mia madre. Non ho molti ricordi di quei momenti, sono passati abbastanza in fretta, non per insensibilità, ma perché ero ancora “piccolo” e nonostante l’affetto che potevo provare per quei parenti prossimi, non erano persone che frequentavo così spesso da sentire un profondo vuoto dalla loro mancanza.

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Punto di Bassa Risoluzione

Dalla prima rivoluzione industriale in avanti, passando per la rivoluzione tecnologica iniziata con l’invenzione del transistor e proseguita poi con la rivoluzione dell’informazione con la nascita di internet, sembra ormai inevitabile che a un certo punto del grado di sviluppo di una tecnologia, a causa di un utilizzo scorretto (agli occhi di chi?) e certamente non in linea con le ragioni per le quali quella tecnologia è stata sviluppata, venga in essa indotta una mutazione, spontanea o ricercata, che la porta a deviare oltre il punto di bassa risoluzione. Questo ipotetico punto di una curva che ha sui due assi il tempo e il grado di sviluppo, delinea una situazione per la quale una tecnologia che si è evoluta per un certo scopo finisce per tradire la sua “mission” originaria, in nome di nuove e mutate esigenze di consumo. Continua a leggere “Punto di Bassa Risoluzione”

La nave di Teseo (E.P.)

Come qualcuno mi fa notare, in questo periodo sono in vena di “pipponi mentali”, ma evidentemente sono in buona compagnia visto che il mio amico Edoardo si è premurato di farmi avere il suo. Naturalmente non poteva che innescare un meccanismo pericoloso, per il quale i pipponi mentali si richiamano a vicenda, ed è così che ho scritto un commento pipposo al suo pippone. Buona lettura. (M.M.)

Il paradosso della nave di Teseo suppone che la nave appartenuta al famoso eroe venga tenuta ormeggiata al molo come un pezzo da museo. Col passare del tempo però, le parti di cui è composta che incominciano a deteriorarsi vengono sostituite con nuove parti, fino a quando, trascorsi gli anni, delle parti originali non ne rimane più traccia. La domanda insita in questo paradosso è: la nave le cui parti sono state interamente sostituite è ancora la nave originale oppure è una copia?

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Storia della mia vita – Ritratto di un viandante

Il testo che trovate qui di seguito è nato su suggerimento di Paolo Repetto, viandante della prima ora e persona amica di lunga data, che ne ha scritto anche l’introduzione in corsivo. Forse è un ritratto di un viandante in cammino, forse un racconto di un ragazzo curioso, forse una storia intima che non dovrei condividere. Ma la scrittura è un germoglio fuggevole che strappa i pensieri e li espone al giudizio del mondo; solo chi ha coraggio scrive davvero. Buona lettura.

Lo schizzo autobiografico che segue non è un selfie realizzato con altri mezzi. Nasce da una precisa sollecitazione rivolta al suo autore: volevo capire qualcosa del rapporto che un “nativo digitale”, sia pure della primissima ora, ha intrattenuto con ciò che si lascia alle spalle, la scuola, e delle aspettative che ripone in ciò che lo aspetta, la vita “adulta”. Da quando la scuola l’ho lasciata anch’io, dopo sessant’anni, non ho molte occasioni per frequentare e osservare da vicino questa generazione (e i figli per queste cose non fanno testo). Ciò che mi arriva è solo quanto riportano i giornali e la televisione, in qualche caso quanto gira sui social: fonti assolutamente inattendibili, che tuttavia riescono lo stesso a creare una sensazione di vuoto o di tristezza assoluta.

Marco lo conoscevo bene più di tre lustri fa, e posso assicurare che era davvero pestifero e ipercinetico come lui stesso si racconta. In seguito l’ho rivisto saltuariamente, ogni volta stupendomi della trasformazione in atto, di come stesse incanalando in positivo tutta quell’energia.  E non è un caso isolato: conosco diversi suoi coetanei che hanno fatto lo stesso percorso. Forse sono solo fortunato, o forse varrebbe la pena rivedere un po’ il discorso sull’influenza che la scuola e la famiglia possono ancora esercitare, alla faccia della loro conclamata crisi e dello strapotere degli altri canali formativi. 

Per intanto, godetevi assieme a me questo pezzo: è raro ascoltare la voce di qualcuno che non si sente in credito con la vita, non cova rancori,  non si atteggia a vittima della società, sa di doversi assumere delle responsabilità ed è pronto a farlo.  È raro, ma non perché Marco sia un esemplare unico, da WWF: è solo perché questi qualcuno hanno un sacco di cose da fare, hanno progetti per sé e per gli altri, vogliono dare un senso alla propria esistenza, senza aspettare che arrivi loro con lo spirito santo, e quindi non possono e non vogliono concentrarsi sul proprio ombelico (che sta in mezzo alla pancia), e preferiscono far girare il cervello. 

Magari non li vedremo in tivù, ma ci sono: e ciò è sufficiente a far saltare ogni alibi per l’atteggiamento rinunciatario col quale troppo spesso assistiamo passivi allo sfascio. C’è speranza, finché circolano viandanti di questa specie. (P.R.)

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